Riassunto di questa stagione
Un breve riassunto, di più davvero non saprei che scrivere e forse,
in fondo in fondo, non ne avrei neanche tanta voglia. Le cose da dire, in
realtà, sarebbero tantissime, ma alla fine mi chiedo a cosa potrebbe
servire ripetersi. Mi sono lamentato di tante cose durante l'arco di questo
campionato (e anche prima), a torto o con ragione ho avuto il coraggio di
portare avanti, le mie idee e mi sono messo sempre in prima fila affianco
ai miei ideali. Rileggendo i miei articoli mi sono reso conto di quanto ciò
sia vero. E dovrei continuare a farlo, alla luce degli ultimi avvenimenti,
ma stavolta davvero non mi va.
Perché Perugia, in tutti i sensi, ha rappresentato la somma di ciò
che si è visto in questi ultimi tempi, e ne sono rimasto disgustato.
E quello che più mi fa “leggermente adirare” è il
pensiero, triste e ricorrente, che il povero Antonio c'è morto per
questo. Ma sì, diciamolo pure che è uno schifo, diciamolo pure
che non c’è rimasto niente, che è tutto da cancellare.
Sicuramente alle nuove leve questo mio discorso suonerà strano e privo
di significato, ma provate a mettervi nei panni di chi tanto ha dato e poco
ricevuto, e forse il tutto risulterebbe più chiaro. Sono stanco come
tifoso (e non sono il solo), ma non di fare il tifo per carità, ma
di essere preso in giro. Sto provando la sgradevole sensazione di sentirmi
un oggetto che sotto la furia degli elementi, viene sballottato a destra ed
a sinistra.
Sia ben chiaro, le mie accuse non sono rivolte a nessuno in particolare, ma
a tutte le componenti che muovono questo bel mondo dei calcio.
A volte penso che noi tifosi veniamo utilizzati, il baraccone siregge anche
su di noi, in fondo facciamo comodo, provate ad immaginare uno stadio immerso
nel silenzio, anzi ricordatevi di quel JuveVerona di Coppa dei Campioni a
porte chiuse, lo ricordate tutti vero?
Ma qui io sto parlando di tifo naturalmente, e non della violenza dentro e
fuori gli stadi perché sono due cose abbastanza diverse, anche perché
se proprio vogliamo essere chiari fino in fondo, non è che esclusa
la domenica gli altri giorni della settimana siano all’insegna della
pace e dell’amore. Viviamo gomito a gomito con la violenza, i soprusi
e gli abusi sono all’ordine dei giorno, si uccide per un tamponamento
o per un gestaccio, si uccide per il volume troppo alto di una radio. Oppure
si muore, tanto per fare un esempio diverso (e sono tanti credetemi) per incidenti
sul lavoro, dove pochi rispettano le misure di sicurezza degli operai. E questi
non sono morti? E questa non è violenza? Il fatto è che di certi
episodi pochi ne parlano perché l’opinione pubblica ha sete di
altre notizie, vuole leggere ad esempio dello sciopero dei calciatori che
si doveva fare qualche partita fa.
Ma la preoccupazione generale che traspariva chiara sia dalla Tv che dai giornali,
non era quella di capire i motivi dell'agitazione, ma di evidenziare la perdita
in miliardi che si sarebbe verificata non giocando la schedina.
E’ una nazione dove finisci all’ospedale, in coma, solo perché
sei meridionale di origine, ma vivi per motivi di lavoro al Nord. Se ti dice
bene poi, perché ad Antonio a Milano sono state fatte delle domande
trabocchetto per capire se era romano, e sappiamo tutti com’è
andata a finire. Allora capisci immediatamente che c’è qualcosa
che non va. La violenza non è un fenomeno tipicamente sportivo, al
calcio è arrivata dopo lungo peregrinare, ma è ovunque e provate
a smentirmi se ci riuscite. Violenza a parte e neanche tanto, l’era
del tifoso eroico che quando serve è insostituibile, ma quando sbaglia
nessuno lo conosce, sta volgendo al termine. E per colpa di tutti.
Ma in fondo cantare e suonare un tamburo non ha mai ucciso nessuno (al massimo
è fastidioso per le orecchie delicate...) e so per certo che la stragrande
maggioranza dei ragazzi vuole esattamente questo, fare il tifo. Oggi però
sembra non sia possibile, è diventato un “mestiere” pericoloso,
tra non molto a Natale si regaleranno ai propri figli (tifosi di una qualsiasi
squadra) armature robuste per difendersi dalle coltellate, scudi voluminosi
per ripararsi dalle bottiglie incendiarie e manuali di sopravvivenza.
Tra un pò ci sarà il bollettino degli incidenti, con evidenziati
i gemellaggi sicuri, quelli che stanno per rompersi e quelli che hanno buone
possibilità di andare in porto. Al posto dei pulmann avremo a disposizione
veicoli cingolati e lo stadio sarà un enorme bunker, di quelli dove
a malapena si potrà respirare...
Qualcuno ci starà ridendo su, ma vi assicuro che c’è poco
da ridere. Ma davvero è questo il futuro che ci aspetta? Mi vengono
i brividi al solo pensiero, ma non per me che non credo durerò in eterno,
ma per i giovani. Per quelli che entrano per la prima volta in curva e li
vedi carichi di entusiasmo e per quelli che ci scrivono lettere bellissime,
con frasi che ti fanno venire la pelle d’oca ragazzi e ragazze che si
lamentano di vivere poco, perché lontani, dal mondo del tifo e che
farebbero i salti mortali, ed alcuni li fanno, per stare al nostro fianco.
E che mettono in mostra l’ingenuità di un loro mondo del calcio
pulito, dove esistono ancora dei valori e dove anche l’autograto di
uno della Primavera ti regala sensazioni sconosciute. Per loro mi vengono
i brividi, per questo loro mondo che un giorno crollerà, travolto e
abbattuto dal malcostume che ci circonda, e che indubbiamente li farà
soffrire. Se il calcio ha bisogno di aiuto (e Dio sa se è vero) bisogna
muoversi e agire in fretta, non per i Mondiali dei '90 (per fare vedere a
tutto il mondo l’Italia che funziona...), ma per questi ragazzi, che
hanno bisogno di una mano tesa e non di una etichetta bugiarda.
Stefano Malfatti
Commando Ultrà Curva Sud
Vecchio Cucs
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